Ai margini della società…
…per ricondurli al centro, come fa il paziente e delicato lavorio delle mani di una sarta che con cura ricuce i lembi, ripara gli strappi, ridona unità e bellezza al tessuto, similmente opera, in contesti di marginalità e devianza, il lavoro di tante Organizzazioni, Enti e Associazioni, invitati al Simposio del 17 settembre, seconda tappa dei Cammini Giubilari Sinodali organizzati dalla Fondazione Fratelli Tutti.
Riempiendo l’Aula Nuova del Sinodo, in più di 350, i partecipanti hanno potuto vivere un’intensa esperienza formativa, lasciandosi provocare dagli interessanti contributi delle relatrici Chiara Cardoletti, Rappresentante per l’Italia, la Santa Sede e San Marino dell’UNHCR, Rosella Santoro, Direttrice della Casa Circondariale di Rebibbia Nuovo Complesso e Sr Alessandra Smerilli, Segretario del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale.
Successivamente, come previsto dal format degli incontri, si è aperto lo spazio della condivisione nei Gruppi di Dialogo da cui sono emerse importanti riflessioni, a partire innanzitutto da alcune premesse relative al contesto caratterizzato dal post pandemia, dalla guerra, dalle nuove sacche di povertà, dalla situazione carceraria critica, che non fanno altro che aumentare in maniera spropositata il numero delle persone ai margini, verso cui però occorre un ribaltamento di sguardo rischiarato da una luce nuova. Si tratta di ricordare la dignità costitutiva scritta nell’esistenza di ogni uomo che è portatore di una ricchezza, di una bellezza indelebile, a volte purtroppo oscurate dal dolore, dalla povertà, dall’esclusione. Allora il lavoro di chi opera in questo campo è proprio di restituire quello splendore originario, come quando si ripulisce un quadro su cui si è depositata una patina di polvere. Ciò è realizzabile ridonando alle persone la possibilità di sognare e costruire progetti di vita in sintonia con i sogni del loro cuore, risvegliando la promessa di un cambiamento.
…Ma i margini bisogna abitarli, intessendo con chi ci vive esperienze di condivisione di vita e favorendo processi di accompagnamento, compiendo insieme un tratto di strada per poi gradualmente scomparire per promuovere e sostenere nella persona un cammino di crescita nell’autonomia, affinché possa ritornare ad essere protagonista attivo con un proprio bagaglio di conoscenze e saperi, di istanze, di diritti umani inalienabili e con una propria capacità di contribuire al bene comune attraverso un dono che le è proprio, unico e irripetibile.
Un ingrediente importante in questa avventura è la disponibilità a lasciarsi provocare, scomodare, evangelizzare da coloro che si incontrano nelle periferie, in una dinamica di reciproca “contaminazione” che in trasparenza narra la verità scritta nel cuore di ogni uomo: la vocazione alla fraternità, a cui occorre rispondere con responsabilità e professionalità innanzitutto accettando di lavorare continuamente su di sé, accogliendo e riconoscendo i pregiudizi che ci abitano, rimanendo fedeli all’alleanza con le persone, dando loro semplicemente voce e non parole, facendosi cassa di risonanza di ciò che esse portano stimolando, con uno spirito maieutico, l’emersione della loro bellezza profonda.
Da ogni Gruppo di Dialogo è emersa la consapevolezza che una missione così esigente e seria non può essere portata avanti in solitaria ma solo mettendosi in rete fra operatori, coinvolgendo tutti gli attori, chi vive ai margini in primis, generando comunione nello stile di operare, perché per uno sviluppo umano integrale occorre altresì una cooperazione integrale che interpelli ogni realtà. È importante inoltre mantenersi in una logica di formazione costante, di connessione e circolarità fra i vari progetti che si realizzano.
Un altro aspetto affrontato nella riflessione dei Gruppi è stato quello economico. I partecipanti si sono trovati concordi nel concludere che è necessario aprire nuove piste, facendo rete, coinvolgendo i giovani, favorendo lo sviluppo di un’economia civile di comunione che ponga al centro la persona e non il profitto, rimanendo uniti e cercando di fronteggiare insieme le non poche fatiche derivanti dalle incombenze che oggi vengono richieste al settore del non profit. Nonostante tutto, le fatiche non spengono questo sogno che attrae e appassiona e come un lungo volo d’aquila ad ali spiegate raggiunge i cieli, con una rotta e una direzione che non va mai smarrita, data dal senso, dalla motivazione, dal “roveto ardente” che vive nel cuore di ogni operatore e che, riscaldando, illumina e anima il desiderio e la volontà.
Proseguendo nella condivisione dei Gruppi, interpellati su come camminare insieme verso il Giubileo del 2025, è emerso fra i partecipanti il grande desiderio di continuare a incontrarsi, conoscersi, collaborare e porre in atto azioni sinergiche e non competitive, in un approccio umile che sappia cedere il passo all’altro laddove sia necessario, a favore di un obiettivo più alto: il bene della persona… questa è fraternità! Allora sarà possibile osare con coraggio e rischiare, “organizzare la speranza”, affinché nessuno venga più scartato, emarginato, lasciato solo e ciascuno riconosca quell’ “unica famiglia umana” di cui tutti facciamo parte… tutti… fratelli.
Con queste stimolanti riflessioni si è conclusa la giornata, nell’incanto dell’ora del tramonto, con il cuore e gli occhi pieni di Bellezza. Ogni partecipante è tornato a casa contento di questa comunità che si sta formando intorno alla Basilica di S. Pietro, una comunità di fratelli, compagni di viaggio accomunati da un sogno: risvegliare la vitalità sociale per essere lievito di un cambiamento possibile.